IL SALE ADDOSSO

Sarà che è scritto nel nome: Salina..
Sarà che a vederla da lontano, con quel verde confuso, sembra un cappero nel mare.
Sarà che quando arrivi lo senti anche nell’aria, il sale.
Lo respiri.
E quando ti immergi nell’acqua, ti veste.
Rimane lì, dopo, un po’ pungente.

Era così quell’estate, un poco pungente.
Ero partita con le amiche e lui con i suoi amici.
Quella mattina, mentre mi godevo la colazione all’ombra delle tende bianche da cui scorgevo le altre isole, gli ho mandato una foto. L’ho chiamata “leggerezza”.
Ha risposto con un sorriso.

Quella stessa sera, era il 10 di agosto, al buio ho aspettato le stelle cadere. Non ci ho mai creduto, ma ne avevo bisogno.
Ero in barca, in mezzo al mare, in una grande barca di legno capitanata dal buon Angelo. Le mie amiche ed io eravamo sdraiate a prua, con un maglioncino condiviso sulle pance e gli occhi concentrati verso il cielo, nero. Io avevo una sigaretta in mano che zampillava come lo Stromboli un po’ più in là. E un bicchiere di vino (il Syrah) accanto alla mia spalla sinistra.
Era un momento giusto per esprimere un desiderio.
Gli ho scritto di nuovo: “Ho visto una stella cadente e ho espresso un desiderio”.
Ha riso (l’ho visto ridere) e ha detto “e cosa hai chiesto?” – “che domani mi sveglio e dal porto di Santa Marina arrivi tu”.
“Ti aspetto qui”, ha concluso.

Due settimane dopo, entrambi avremmo capito che essere stati lì insieme avrebbe potuto cambiare tutto.

di Gabriella dalla Chiesa

RACCONTI EOLIANI

Sdraiato sul bisuolo, il rumore del mare è un sottofondo perfetto al vociare dei ragazzi che in piazza sfidano il coprifuoco. 

Passa una lapa lentamente, carica un cane bianco macchiato di nero immobile nella sua portantina motorizzata. 

La mente decelera e il respiro prende il ritmo delle onde che si infrangono sul bagnasciuga trascinando avanti e indietro sassi neri, sassi bianchi e sassi rosa. 

Lipari è una sagoma scura, solo le luci di Acquacalda paiono un presepe mediterraneo che si riflette nel mare nero. 

Uno dei ragazzi che giocano a fare gli adulti tenta di baciare una ragazza che prima dice di no, non si può, gli altri ci vedono: ma poi si lascia andare. 

Un bacio di adolescenti che è più romantico dei baci nei film del cinema. 

Osservo, ascolto, sorrido. 

Sono nel posto giusto, al momento giusto. 

Sono a casa.

di Alex Candini

CORMORANE MOVENZE

(A SALINA)

Una pungente sferzata

di Maestrale risveglia

l’antico richiamo

a cormorane movenze,

tra sussurri misteriosi

d’inchiostri luccicanti.

Spalanchi, d’orgoglio,

ali che s’intingono di cielo

mentre, ampie e possenti,

affrontano venti e marosi.

T’innalzi in solitario volo,

ebbro di sole, tra folate

di giovanile passione,

in risacche salmastre

a cullare eolici silenzi

scolpiti di ricordi

senza più forma né parole.

Mentre l’aurora coglie

l’ultimo evanescente amoreggiar

di stelle e di lampare.

Repentino il riemergere al destino,

affiori da attonita apnea,

pescatore d’illusioni

in nuovo volo, in nuovo mare e cielo.

Ma al richiamo di umani destini,

volgi il cuore domato

e, come vele senza vento,

riavvolgi i desideri.

di Nuccia Venuto

SETTEMBRE

La strada improvvisamente sgombra dai viaggiatori.

La voce di Nora Jones che esce da una finestra.

Il rumore ovattato del temporale in arrivo.

Il cielo lattiginoso, con nell’aria il sentore di pioggia.

L’aria finalmente fresca della sera.

Il silenzio assordante nelle case vicine.

Settembre a Salina somiglia molto alla perfezione, almeno per me.

di Anita Zavone 

IANCURA

È la parola più bella che quell’isola mi ha regalato.

Non me la tolgo dalla testa.

Da quando per la prima volta l’ho sentita, anzi, l’ho letta.

Era il nome di un vino, che sapeva di sale, di ostriche, di nafta, di raggio solare.

Un vino bianco, che odorava di nebbia.

Chissà che non sia stata proprio quella a ispirare quel nome.

In un giorno di caldo e foschia controluce.

Quando sembra che quasi si possa acchiappare, la luce.

Quel cielo, che tangibile appare,

mentre l’aria umida incombe e si mischia col mare.

Iancura.

Biancore vuol dire, nient’altro.

Ma quanto bel senso sprigiona, tutt’oggi lo sento.

Mi tocca i ricordi, sopiti dal tempo.

Ricordi di gatti sulle terrazze.

Di gabbiani, di gazze.

Di ombre lunghe su salite sterrate al tramonto .

Di capperi nelle valigie al ritorno.

Di un panorama tondo,

dove se guardi in fondo,

oltre alle isole amare,

non vedi che mare,

che bianco si fonde nel cielo e scompare,

confondendo le onde,

tra la bruma e la schiuma.

Nell’orizzonte.

Eccola, è lei la Iancura.

di Giulia Manta 

LEI, LA MIA SECONDA CASA

Viaggio lungo e interminabile ma, alla fine, eccola spuntare maestosa nel mare. 

Lei, Didyme (nome originario di Salina) inconfondibile con le sue montagne gemelle. 

Lei, la più verde delle sette isole, così sinuosa nei movimenti sembra sempre che ti stia aspettando. 

Lei, il mio sogno ricorrente in inverno, con la sua energia vitale che appena la sfiori annulla improvvisamente le fatiche del viaggio. 

Lei, la mia seconda casa. 

Salina è il profumo del mare e dei capperi, la brezza fresca al mattino, i tramonti diversi ogni sera che sembrano non finire mai. È il colore delle pale di fico d’india, dei mille fiori diversi in ogni stagione, delle granite e dei cannoli, degli arancini e del pane cunzato sulla riva del mare. 

Salina è dolce e aromatica come la Malvasia che coltiva. 

È il fascino delle sue curve gemelle che degradano dolcemente verso il mare e della vista delle altre sei isole amiche che cambiano sfumatura con il passare delle ore. 

Salina è una sorpresa continua; ogni giorno regala un panorama diverso e un qualcosa di più che ti lascerà sempre stupito dalla sua meraviglia.

di Ludovica Rocchi